Ideale Autonomie

„Ideale“ und „Autonomie“ – zwei Worte, die – je nachdem ob sie einzeln oder in Kombination, in deutscher oder italienischer Sprache gelesen werden, unterschiedliche Gewichtungen, aber doch eine gemeinsame Bedeutung haben: Die Autonomie (Südtirols), die Autonomien (aller Ebenen im Sinne der Subsidiarität) und Autonomismus als Wert, als Idealvorstellung, das noch nicht ganz erreicht ist, aber einen spannenden und interessanten Weg mit klarer Richtung vorgibt. Begleitend zu den Arbeiten des Autonomiekonvents möchten wir unter diesem Titel eine Reihe von Initiativen starten, welche die wichtigsten Themen der Autonomiereform beleuchten und gemeinsam nach neuen Lösungen zu suchen. In den nächsten Tagen werden wir hier alle Details zu den geplanten Initiativen veröffentlichen. Um informiert zu werden, schreiben Sie uns: info@opendemocrat.net

„Ideale“ e „autonomie“ – due parole che, in base al loro uso singolo o abbinato, alla lingua tedesca o italiana di chi le pronuncia, assumono accenti diversi, ma un solo significato: L’autonomia (dell’Alto Adige), le autonomie (a tutti i livelli secondo il principio di sussidiarietà) e l’autonomismo come valori, come ideali verso cui muoversi, esplorando un cammino interessante, in dialogo con gli altri, e con una direzione certa. Accompagnando i lavori della Convenzione sull’autonomia, vorremo attivare sotto questo titolo una serie di incontri sulle tematiche più sentite della riforma, per approfondirle e per cercare insieme nuove soluzioni. Nei prossimi giorni pubblicheremo qui i dettagli sulle iniziative in programma, con date, luoghi e possibilità di registrasi. Per rimanere aggiornati, scriveteci: info@opendemocrat.net

La riforma dell’autonomia e i limiti della politica tradizionale

Dieser Beitrag von Open Democrat Sprecherin Ilaria Piccinotti wurde am 10. Februar in der Tageszeitung „Alto Adige“ veröffentlicht.

Il seguente contributo, redatto da Ilaria Piccinotti, portavoce di Open Democrat, è stato pubblicato il 10 febbraio dal quotidiano „Alto Adige“.

Una statistica del numero di dichiarazioni e prese di posizione politiche sulla riforma della autonomia e sulle prossime elezioni comunali, vedrebbe il secondo tema staccare nettamente il primo, come uno scalatore stacca un velocista in salita al Giro ciclistico d’Italia. Tuttavia, come autorevolmente il senatore Francesco Palermo ricorda spesso dalle colonne di questo giornale, la riforma della nostra autonomia rappresenta davvero una occasione storica, anche per la politica locale.

Chiamata alla sfida di dare nuova legittimità a un sistema di autogoverno messo a dura critica a livello centrale, fino ad essere quasi minato nella sua permanenza futura. La clausola di garanzia presente nella riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum in autunno, rappresenta sì una garanzia per il presente, ma al contempo una sfida per il futuro.

Questo si chiede, o si chiederebbe, alla politica. Di non giocare in difesa su questo tema. Di rilanciare, di raccogliere la sfida. Di dimostrare che l’autonomia consente di agire prima e meglio, rispetto ad altri sistemi di governo. E che fa correre veloce, verso il futuro, il nostro territorio. I primi incontri della Convenzione per la riforma statutaria aperti alla popolazione (il cosiddetto open space), hanno reso evidente un punto. Ai partiti sta mancando una capacità reale di organizzazione, mobilitazione e elaborazione politica. Per ragioni di contingenza elettorale, ma forse non solo per questo.

L’urgenza imposta dal lavoro per la riforma statutaria non può però attendere il superamento delle scadenze elettorali. E nemmeno la voglia di partecipazione può farlo. Così nasce l’idea di creare uno strumento adatto per raccogliere approfondire e discutere le istanze, elaborando proposte condivise. Questo strumento si chiamerà Open Democrat. Uno spazio nuovo. Una agorà virtuale e reale, dove si possa sviluppare dibattito, partecipazione e elaborazione di pensiero e soluzioni ai temi più concreti per la nostra terra. Per prima l’autonomia, ma altri temi seguiranno.

Non un partito, nè qualcosa che gli somigli. Piuttosto una metaforica grande stanza, vuota, da arredare di idee concrete e realizzabili, così come di entusiasmo e visione. Dove l’architetto può essere chiunque, oltre a tessere e appartenenze partitiche o di corrente. Chiunque abbia animo progressista, ma soprattutto volontà di guardare orizzonti futuri e non passati. Chiunque voglia prendersi cura di ciò che gli sta intorno. E lo faccia ogni giorno, nel proprio lavoro, nella propria famiglia, nei “cento metri quadrati” che lo circondano. Chiunque non creda di compiere azioni politiche, e, invece, in maniera accidentale, fa proprio questo: politica.